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L'incontro del Presidente Don Tonino Palmese con i detenuti di Secondigliano nell'ambito di "Parole in Libertà", progetto di Polis

Don Tonino Palmese

"Se dovessi affidare una persona cara a qualcuno, l’affiderei a voi; perché voi, qui, siete il riflesso di Dio. Perché voi, qui, avete fatto un percorso di dolore, e il dolore porta il cambiamento. Ed è quello che, oggi, vedo in voi". Parole importanti quelle che ha pronunciato il presidente della Fondazione Polis don Tonino Palmese, incontrando, lunedì scorso, i detenuti che nella casa circondariale di Secondigliano partecipano al progetto di giornalismo “Parole in libertà”.
Don Tonino, che dallo scorso luglio è anche il Garante dei Detenuti per la città di Napoli, ha fortemente voluto incontrare i reclusi che da novembre del 2022 partecipano all’iniziativa, nata dalla collaborazione tra il carcere, il Garante regionale Samuele Ciambriello, la Fondazione Polis e il Mattino, e si avvale della presenza, nel carcere “Mandato” di Secondigliano, dei giornalisti Leandro Del Gaudio e Giuseppe Crimaldi.
Un incontro in cui, come sempre, si sono affrontati argomenti d’attualità, e quale attualità è più pressante di quella dell’emergenza sociale che ha portato all’omicidio di Giovanbattista Cutolo; "Lo Stato deve far sentire la sua presenza non solo con la repressione ma soprattutto con l’educazione – hanno affermato i detenuti – cercando con tutti i mezzi di recuperare i ragazzi che cedono alla tentazione della malavita. Offrire alternative, lavorare sul sociale e facendogli capire che continuando su quella strada l’unico approdo è qui, dove siamo noi, o peggio ancora…". 
Sostanzialmente d’accordo don Tonino, che ha trasformato un incontro formale in un confronto di idee tra amici, annullando le barriere che potevano contrapporre chi come lui presiede una fondazione che si occupa di vittime innocenti e chi si trova in detenzione per aver, in passato, commesso sbagli anche gravi. 
"Dovrebbe essere data a tutti l’opportunità di interagire con voi – ha concluso Palmese – per sfatare il luogo comune che vi vede sempre brutti sporchi e cattivi. Dovrebbero tutti vedere come e quanto si può cambiare, e come è importante, per tutti, che la detenzione sia davvero rieducativa e non, come oggi troppo spesso è, soltanto punitiva".

 

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