Riportiamo di seguito le parole dell'intervento di don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania, nel corso del convegno "Beni Confiscati alla criminalità organizzata: Riqualificare, Rigenerare, Restituire", organizzato dal Comune di Napoli al Maschio Angioino:
"Bisogna dire bene del riutilizzo dei beni confiscati e non benedire. A volte, la morte del riutilizzo avviene proprio per fuoco amico, il quale quasi sempre non è mai intenzionale, non è cattivo. È un fatto, succede, a volte la lentezza della burocrazia e altri fattori giocano un ruolo decisivo. Il trucco sta nell'essere al contempo coro e corali nelle risposte del riutilizzo. Non essere solisti quando si canta, ma unico coro. Solo attraverso la coralità, quindi con l'integrazione delle varie politiche, può esserci un riutilizzo reale, concreto dei beni confiscati. Questo può consentirci di non trasformare i finanziamenti in elemosina, ma di mettere a sistema quello che il Governo, la Regione e il Comune mettono a disposizione. I beni confiscati rappresentano il segno della riparazione e della restituzione. Rappresentano la possibilità di realizzare la speranza, di uscire dalla rassegnazione, dalla nostalgia del faraone, come accadeva alle tribù di Israele libere e in cammino nel deserto. Per questa ragione un bene confiscato non utilizzato induce alla rassegnazione verso il fenomeno mafioso, creando una nostalgia, mentre un bene ben riutilizzato riscatta dal dominio delle mafie, prevedendo la speranza in un mondo migliore. Il bene diventa espressione di giustizia e di verità, dell'educazione alla legalità più concreta e convincente, soprattutto quando la facciamo, la narriamo, la promulghiamo in nome delle vittime innocenti: dal sangue delle vittime innocenti attraverso i beni confiscati riemerge la vita."