Enrico Amelio

Enrico Amelio

Data dell'accaduto: 10/10/2006

Luogo dell'accaduto: Gaeta

Anni: 45

Vittima della criminalità organizzata

Breve storia dell'accaduto

Enrico Amelio viene ucciso nel 2006 con 4 colpi da arma da fuoco, uno di questi recide l'arteria femorale.

Tutto resta sotto silenzio e l'omicidio resta impunito fino al 2016 quando la famiglia scopre attraverso i social media che i carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli diretti dalla Dda della Procura di Napoli, aveva dato esecuzione ad un'ordinanza di carcerazione nei confronti di 6 appartenenti al clan Polverino, tra cui anche il boss Giuseppe Polverino, per aver dato mandato ed eseguito l'omicidio di Amelio Enrico.

Il movente è da rintracciarsi, come stabilisce la sentenza di primo grado e di appello, nell'interesse che aveva il clan Polverino per un appezzamento di terreno detto “Scampia Imperatore” ubicato nel comune di Quarto.

Questo terreno fortemente desiderato e nelle ambizioni di acquisto del clan Polverino era anche desiderato da Carandendente Tartaglia Leopoldo (zio di Enrico Amelio e già sindaco di Quarto, vittima lui stesso nel 20005 di un agguato nel suo studio di avvocato) che in alcun modo intendeva cedere all'acquisto del terreno nonostante le pressioni del clan.

Questi allora avvicinano Enrico Amelio per intimargli di convincere Tartaglia. Amelio era completamente estraneo all'affare, lui viveva a a Gaeta e si ritrova in una vendetta indiretta senza alcun tipo di responsabilità.

Il clan allora si vendica sparando alle gambe Amelio. Un proiettile colpisce l'arteria femorale eD Enrico muore. Una lezione sanguinaria per imporre il dominio del clan sul territorio.

Enrico era padre all'epoca di due figlie piccole: una di 16 anni e l'altra di 9 anni. Sarà la moglie a dover provvedere ad ogni cosa dopo la sua uccisione.

Nel primo grado tutto è confermato dalla testimonianza dei tre collaboratori, tra cui esponenti apicali del clan: Perrone Roberto e D'Ausilio Gaetano (partecipante all'agguato). La Corte d'Assise di Napoli il 27 febbraio 2020 condanna tutti gli imputati alla pena dell'ergastolo tranne D'Ausilio, condannato con altra sentenza in 6 dicembre 2016 a 12 anni di reclusione.

Gli imputati ricorrono in Appello, la Corte d'Assise di Appello il 16 marzo 2021 deposita sentenza di condanna per anni 28 di reclusione a ciascuno dei 5 imputati. 

Tutti gli imputati fanno ricorso in Cassazione per ottenere un diverso inquadramento dell'omicidio da volontario e preterintenzionale. La Corte suprema di Cassazione conferma le condanne stabilite in appello.

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