Gemma Cenname

Domenico Santangelo, Gemma Cenname e Angela Santangelo

Data dell'accaduto: 31/10/1975

Luogo dell'accaduto: Napoli

Anni: 50

Vittima della criminalità comune

Breve storia dell'accaduto

Nella notte tra il 30 e il 31 ottobre 1975, in un appartamento al quarto piano di un palazzo nella zona tra Posillipo e Fuorigrotta, si consuma quello che passa alla cronaca come strage di via Caravaggio 78.

Un'intera famiglia viene sterminata: Domenico Santangelo, 54 anni, ex capitano della flotta Lauro; la moglie Gemma Cenname, 50 anni, ostetrica; la figlia 19enne di lui, Angela, e il cagnolino Dick.

Padre, madre e figlia vengono assassinati in stanze diverse, poi i cadaveri di Domenico e di Gemma vengono trascinati nel bagno e messi l'uno sull'altro nella vasca, insieme al cane. 

L'assassino riempie la stessa vasca con alcuni centimetri di acqua e poi chiude la porta. Il cadavere di Angela viene avvolto in un lenzuolo e lasciato sul letto matrimoniale.

L'intervento delle forze dell'ordine rivela che nulla viene rubato o portato via.

Quattro mesi dopo l'accaduto, le indagini, coordinate dal pm Italo Ormanni, arrivano ad una svolta: viene arrestato un 33enne nipote della Cenname.

L'imputato secondo l'accusa era alla ricerca continua di soldi, utilizzati per condurre uno stile di vita superiore alle sue possibilità. Oltre ad impronte di scarpa, altre prove, come impronte digitali su una bottiglia di liquore, risultano però incompatibili con quelle dell'arrestato, che viene scagionato con sentenza della Corte di Cassazione il 9 Gennaio 1984.

In sintesi l'uomo viene incriminato in primo grado e condannato nel 1978 all'ergastolo per poi essere assolto con formula dubitativa (insufficienza di prove) in Appello nel 1981 e nuovamente assolto con formula piena (dopo l'annullamento della sentenza da parte della Cassazione nel 1982) dalla Corte di Assise di Appello di Potenza "dove la serenità di giudizio non era inquinata" (1984); nel 1985 la conferma da parte della Cassazione e, nel 2006, un risarcimento per danni morali e materiali pari ad un milione e quattrocentomila euro.

Nel 2011, quando ormai la vicenda giudiziaria sembrava definitivamente conclusa con un nulla di fatto, giungono alla Procura di Napoli alcuni esposti con i quali si chiedeva di riaprire il caso utilizzando le nuove tecniche investigative legate alla ricerca del DNA esaminando alcuni reperti conservati in archivio: uno strofinaccio imbrattato di sangue e dei mozziconi di sigaretta.

Il DNA emerso è quello dell'uomo precedentemente imputato che sostiene di non essere mai stato sottoposto ad alcun test genetico e che la vicenda è un  tentativo di infangarlo nuovamente perché "la Procura aveva sbagliato le indagini e voleva vendicarsi"; tanto più che per il ne bis in idem non avrebbe, comunque, potuto più essere riprocessato per lo stesso crimine, essendo stato assolto e per giunta risarcito anni prima.

Nel 2015, il GIP del tribunale di Napoli, Livia De Gennaro, dispone l'archiviazione.

L'avvocato De Falco, legale della famiglia Santangelo, presenta nel 2016 un esposto alla Procura chiedendo accertamenti su modalità e tempi della distruzione dei reperti. I familiari delle vittime hanno intentato una causa contro lo Stato (2018) con richiesta risarcimento danni e citazione in giudizio del Ministero della Giustizia.

Con la sentenza del 30 maggio 2022 la decima sezione civile del Tribunale di Napoli ha rigettato la richiesta di risarcimento danni per la perdita di chances avanzata da Lucia e Germana Santangelo nei confronti del Ministero della Giustizia. La richiesta si fondava sulla distruzione dei reperti della cosiddetta strage di via Caravaggio che, secondo la prospettazione delle attrici (già persone offese dalla strage in quanto nipoti di una delle vittime), aveva definitivamente compromesso la possibilità di essere risarcite dai danni generati dall'uccisione dei loro congiunti poiché aveva reso definitivamente impossibile l'identificazione degli autori della strage, rendendo quindi impossibile il risarcimento del danno subìto nei confronti degli autori del delitto.

Il Tribunale ha anche condannato le due sorelle, nipoti di una delle vittime, al pagamento di ben 20mila euro di onorari in favore dell'avvocatura di Stato che aveva difeso il Ministero nel corso del giudizio, e in questo modo è stato scritto un ennesimo capitolo di quella storia infinita che è stata la cosiddetta "Strage di via Caravaggio"  

Nel maggio 2013, a seguito di nuovi elementi pervenuti alla Procura di Napoli, il caso viene riaperto. Su alcuni reperti viene disposto l'esame del DNA (inesistente 40 anni prima), che potrebbe dare un nome all'assassino.

Nel mese di agosto 2018 l'esame del Dna sui reperti della strage di via Caravaggio porta all'individuazione sul luogo del delitto di tracce dell'imputato che fu assolto con sentenza definitiva. 

Il caso viene archiviato dal momento che non è possibile procedere nei confronti di un indiziato già assolto, secondo il principio del "ne bis in idem", ovvero il divieto di processare due volte una persona (in caso di assoluzione) per lo stesso fatto. 

LINK ESTERNI

STRAGE DI VIA CARAVAGGIO BLOGSPOT

ANSA 28 AGOSTO 2014

FANPAGE 31 OTTOBRE 2016

CORRIERE DEL MEZZOGIORNO 12 SETTEMBRE 2018

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