Data dell'accaduto: 06/09/2015
Luogo dell'evento: Napoli
Anni: 17
Vittima innocente della criminalità organizzata
Alle 4:50 del 6 settembre 2015 Genny Cesarano viene ucciso davanti alla chiesa di San Vincenzo nel quartiere Sanità da due colpi di pistola che lo raggiungono al petto. Trasportato all'ospedale Pellegrini, giunge ormai deceduto. La polizia scientifica ritrova sul luogo dell'accaduto 18 bossoli di diverso calibro che fanno ipotizzare in prima ipotesi un agguato di matrice camorristica o un conflitto a fuoco tra fazioni rivali. Genitori ed amici di Genny rivendicano a gran voce l'innocenza del ragazzo. Si svolgono numerose manifestazioni pubbliche con il coinvolgimento della chiesa, in prima linea padre Zanotelli e don Loffredo, e di movimenti ed associazioni operanti nel quartiere. L'11 settembre si svolgono i funerali di Genny. La Prefettura autorizza la cerimonia funebre pubblica alle 7:30 del mattino.
Le indagini sono affidate alla squadra mobile diretta da Fausto Lamparelli, coordinate dal pm Enrica Parascandolo, con il procuratore aggiunto Filippo Beatrice. Secondo le prime ipotesi investigative i killer sono partiti dalle zone del centro storico, teatro delle azioni criminali delle cosiddette "paranze dei bambini", giovani ragazzi coinvolti negli scontri tra i clan e parte di frange sparse senza controllo. Le ipotesi investigative si ampliano ad un mese circa dall'accaduto, quando viene ascoltato, come persona informata dei fatti, un 23enne coinvolto nella rissa avvenuta a fine agosto sugli spalti della Curva A dello Stadio San Paolo, in occasione della gara di campionato Napoli-Sampdoria, che vede il ferimento di un ultrà. Il giovane aveva rapporti di amicizia con Cesarano ed era presente sul luogo del delitto fino a circa un'ora prima dell'arrivo dei killer. Nel mese di gennaio 2016 quattro persone sono raggiunte da un'ordinanza cautelare chiesta dai pm Celeste Carrano, Enrica Parascandolo ed Henry John Woodcock che, con il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, coordinano le indagini condotte dalla Squadra Mobile diretta da Fausto Lamparelli.
L'inchiesta ha confermato che il ragazzo fu la vittima innocente di una sparatoria all'impazzata scatenata nell'ambito di uno scontro fra bande rivali della camorra. Determinante, ai fini della ricostruzione della vicenda, la collaborazione con la giustizia di un uomo, appartenente a un clan dell'Area Nordest di Napoli.
Quatto persone sono raggiunte da una ordinanza di custodia cautelare Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l'incolpevole Genny si ritrovò nel mezzo di una raffica di 24 colpi esplosi da tre pistole. Solo per una fortunata serie di circostanze, almeno altri tre giovani che si trovavano in piazza in quel momento sfuggirono alla morte. L'azione del commando del clan otto persone a bordo di quattro moto, sarebbe scattata per vendicare un affronto compiuto solo poche ore prima dal capo clan rivale, poi a sua volta ucciso in un agguato due mesi dopo.
L'allora procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, ha parlato di "particolare commozione" per la svolta nelle indagini. Durante una conferenza stampa il procuratore sottolinea certamente che nessuno potrà ridare la vita a Genny, ma gli arresti e le indagini precedenti sono il tentativo degli organi inquirenti di fare giustizia e dare alle vittime la riparazione di una giustizia di tipo processuale.
Colangelo precisa che le forze dell'ordine non smettono mai di fare la propria parte e fa un appello alla società civile: "Chi non vede cambiamenti tangibili dovrebbe capire che è fondamentale una presa di coscienza dei cittadini, delle famiglie e delle mamme di questi giovani nel momento in cui è chiaro che la strada della malavita porta al carcere o alla morte".
I ragazzi che erano con Genny Cesarano quella notte non hanno collaborato spontaneamente, gli inquirenti li hanno dovuti snidare, continua Colangelo.
Il 6 dicembre 2017 si conclude il processo di primo grado nei confronti dei responsabili dell'omicidio di Genny Cesarano: quattro ergastoli e una condanna a sedici anni per l'uomo collaboratore di giustizia. Il verdetto è stato emesso con rito abbreviato dal giudice Antonio Vecchione.
L'11 luglio 2019 la IV Sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli ha confermato gli ergastoli per tre dei condannati in primo grado, 16 anni al quarto. Successivamente la Corte di Cassazione ha sancito il rinvio a una nuova sezione della Corte d'Appello di Napoli.
Il 27 novembre 2019 un uomo, già in stato di detenzione, viene identificato come l'ultimo killer del commando che sparò a Gennaro. L'uomo è stato condannato all'ergastolo il 27 dicembre 2021 dalla Corte di Assise di Appello di Napoli.
A distanza di pochi mesi dalla barbara uccisione di Genny nel rione Sanità viene organizzata la "notte bianca" in sua memoria 'Che nuttat che'é schiarata". Un evento lungo un mese che ha visto il quartiere animato da musica, teatro e laboratori. L'evento organizzato dalla Fondazione di Comunità San Gennaro onlus, e in collaborazione con il Comune di Napoli (assessorato alla Cultura e al Turismo), ha visto la partecipazione di numerosi artisti: da Zulu dei 99 Posse a Sud 58, da Arteteca a Ciro Giustiniani. Hanno partecipato altresì all'organizzazione la Basilica San Gennaro extra moenia, la Cooperativa La Paranza e il Nuovo Teatro Sanità.
Una scultura nel rione Sanità dedicata a Genny "In-Ludere" - Giocare contro, cioè giocare contro chi quella notte ha barbaramente spezzato una giovane vita - è stata installata nel rione Sanità laddove Genny è stato colpito mortalmente. L'opera, donata dalla Fondazione di Comunità San Gennaro, grazie al progetto "l'arte aiuta l'arte", è di Paolo la Motta.
Nel mese di gennaio 2016, il primo memorial di calcio dedicato al giovane Cesarano organizzato da "un Popolo in Cammino" e dall'associazione "Genny vive". Sono intervenute le squadre di molti quartieri napoletani a rischio: Sanità, Scampia, Ponticelli, Decumani, San Lorenzo, Vomero, Afronapoli, il Parco Verde di Caivano e la scuola che frequentava Genny, il Caracciolo.
Nel mese di giugno 2018 il volto di Genny, declinato in cinque ritratti e un busto in terracotta di Paolo La Motta, viene esposto al Museo di Capodimonte. Il polittico di La Motta si contrappone, come in un dialogo, ad altre due opere esposte, un quadro di Francesco Solimena e una foto di Mimmo Jodice. Per il direttore del Museo Sylvain Bellenger l'opera di La Motta che rappresenta Genny diventerà parte della collezione permanente del Museo. La mostra è visitabile fino al 5 ottobre 2018. All'inaugurazione della mostra, Antonio Cesarano, papà di Genny, commosso all'idea di vedere suo figlio immortalato in quei ritratti e all'idea che l'opera diventerà parte della collezione permanente. La Motta realizzò il polittico nel 2007. L'artista ritrae i suoi allievi al lavoro. Genny, in quel periodo, frequentava un suo corso di ceramica all'istituto Cagnazzi.
Il 6 settembre 2022, in Piazza Sanità, l'Associazione un popolo in cammino per "Genny vive", coadiuvata dal Presidio Libera Napoli - Centro Storico e della Fondazione Polis della Regione Campania, con il patrocinio della Terza Municipalità di Napoli, ha presentato il progetto di borse di studio che, nel nome di Genny, verranno assegnate a studenti del territorio napoletano.