Data dell'accaduto: 02/08/1980
Luogo dell'accaduto: Stazione di Bologna
Anni: 80
Vittima del terrorismo
Breve storia dell'accaduto
Maria, nata a Napoli il 21 giugno del 1900, desiderava trascorrere una lieta vacanza in Trentino, con due dei suoi tre figli. Avrebbe voluto partire dalla Calabria, dove risiedeva, durante le ore del mattino, per poter ammirare il panorama durante il lungo viaggio, ma le viene proposto di prendere il treno della notte che sarebbe arrivato a Bologna l'indomani mattina.
Maria parte con la figlia Giuditta e riposa tranquilla nello scompartimento. Una bambina di tre anni che viaggia con la mamma le ricorda la nipotina lasciata a Rossano.
Il treno quel giorno è in ritardo di due ore e arriva alla Stazione di Bologna solo verso le dieci. Giuditta chiede l'aiuto di un facchino per trasportare le valigie, e fa accomodare sua madre nella sala d'aspetto. Decide così di approfittare di quel momento per andarsi a rinfrescare, e siccome aveva voglia di camminare dopo il lungo viaggio decide di fare alcuni metri in più e di raggiungere i servizi più lontani.
"Mentre ero là udii un boato fortissimo che fece tremare tutto intorno a noi. […] Non sapevo dove dovessi dirigermi perché non riconoscevo più dove fosse la sala d'aspetto, né il bar. Tutto era diventato solo macerie. Dov'era mia madre?"
Con grande forza Giuditta riesce a trovare la madre, ancora viva, e a trasportarla fuori, ove un'ambulanza la carica, senza dare però la possibilità a Giuditta di salire. "Non sapevo quindi dove cercarla. […] Ricordai di avere un'amica a Bologna; telefonai anche a lei. La sua famiglia mi invitò a recarmi presso di loro. Un ragazzo che accompagnava la fidanzata in macchina, mi vide disorientata mi invitò a salire per condurmi dove volessi. Fu davvero cordiale e sensibile."
Solo dopo aver girato tutti gli ospedali Giuditta accompagnata dalla sorella dell'amica che è medico, giunge per la seconda volta all'ospedale Maggiore, ove sua madre era spirata.
Sono le 10.25 di sabato 2 agosto 1980. Un ordigno esplode nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna. L'esplosione provoca il crollo della struttura sovrastante le sale d'aspetto e il crollo di trenta metri della pensilina. L'esplosione investe anche due vetture di un treno in sosta al primo binario. Le conseguenze dell'esplosione sono terrificanti anche perché la stazione è molto affollata, in un giorno prefestivo di agosto. Il bilancio della strage è tragico: ottantacinque persone restano uccise, oltre duecento le persone ferite. La città si trasforma in una gigantesca macchina di soccorso e assistenza. Il presidente della Repubblica Sandro Pertini, giunto nel pomeriggio a Bologna, afferma: «Siamo di fronte all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia, al più grave attentato dell'Italia repubblicana».
Il percorso giudiziario per inchiodare i responsabili dell'attentato è lungo e complicato: 27 anni di processi, l'ultimo dei quali si è concluso nell'aprile 2007. Ancora oggi risulta aperto un ulteriore filone dell'indagine.
Per la strage sono stati condannati in via definitiva tre appartenenti a un gruppo della destra eversiva, che in quegli anni erano stati autori, coautori o complici di omicidi terroristici quali quelli del magistrato Mario Amato e degli agenti di polizia Maurizio Arnesano e Francesco Evangelista.
Il progetto del gruppo terroristico è sconcertante. L'obiettivo era di disarticolare il sistema, ricorrendo a forme di terrorismo sia indiscriminato sia contro obiettivi bene individuati. Un progetto che, secondo questi, avrebbe determinato quasi automaticamente un estendersi della lotta armata.
Nelle sentenze il progetto indicato è esposto in un documento stilato da un altro terrorista di estrema destra nei cui confronti, appena due giorni prima, era stata depositata ordinanza di rinvio a giudizio per la strage del treno Italicus del 22 maggio 1974 e che con i giovani che sarebbero stati condannati per la strage alla stazione aveva «non solo piena consonanza ideologica, ma anche familiarità».
La sentenza definitiva giunge nel 1995: il 23 novembre, la Corte di Cassazione conferma l'ergastolo, quali esecutori dell'attentato, per i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che si sono sempre dichiarati innocenti. Condanna, per il depistaggio delle indagini, l'ex capo della P2 Licio Gelli, l'ex agente del SISMI Francesco Pazienza. Il 9 giugno 2000 la Corte d'Assise di Bologna ha emesso una nuova condanna per la stessa motivazione e nel 2007 arriva anche la condanna definitiva in Cassazione per Luigi Ciavardini (diventeranno poi 26, prima di ottenere nel 2009 la semilibertà), esponente dei Nar, minorenne all'epoca dei fatti. Il suo coinvolgimento emerge attraverso le testimonianze di Angelo Izzo, arrestato nel 1975 per il massacro del Circeo e della militante neofascista Raffaella Furiozzi, catturata il 24 marzo 1985 dopo un conflitto a fuoco, durante il quale perse la vita il suo ragazzo Diego Macciò. Ulteriori processi sono stati celebrati dal 2017 al 2020 e dal 2020 al 2022.
Eppure la verità su ciò che accadde quel 2 agosto del 1980 sembra essere ancora lontana. I mandanti dell'attentato non sono mai stati chiariti e nuove piste continuano a spuntare continuamente.
LINK ESTERNI
IL FATTO QUOTIDIANO 30 LUGLIO 2011
CORRIERE DELLA SERA 2 AGOSTO 2015