Data dell'accaduto: 23/07/2017
Luogo dell'accaduto: Musile di Piave
Anni: 38
Vittima di femminicidio
Breve storia dell'accaduto
Maria Archetta, per amici e familiari da sempre Mariarca, viveva a Musile di Piave in provincia di Venezia con l'ex marito, entrambi originari di Torre del Greco.
La coppia aveva due figli, una ragazzina di 15 anni e un bambino di 9.
Per motivi economici i due vivevano da separati in casa.
Lui, pizzaiolo a Jesolo, non riusciva ad accettare la separazione, l'idea che la donna volesse chiudere questa relazione. Erano separati da qualche tempo ma egli continuava a sperare in un riavvicinamento che certamente Mariarca non si augurava.
All'alba del 23 luglio 2017 l'uomo accoltella ferocemente la moglie mentre i due figli sono in vacanza dai nonni nel paese d'origine dei genitori.
L'autopsia ha confermato la vile aggressione a tradimento: i colpi sono stati inferti mentre Mariarca dormiva. Questo è un elemento tutt'altro che secondario, in quanto esclude che il delitto sia avvenuto al culmine di una lite, ed è una conferma schiacciante del fatto che si tratti di un delitto premeditato.
Dopo averle inferto le quattro coltellate, l'uomo chiama i carabinieri e, in stato confusionale, fornisce la confessione.
Il successivo 30 luglio, alle 12, si sono celebrati i funerali di Mariarca nella basilica di Santa Croce ed è stato proclamato un giorno di lutto cittadino.
Qualche giorno dopo la tragedia è stata organizzata una veglia nel paese veneto, dove sono stati lanciati in aria 38 palloncini, come gli anni della povera donna, e una raccolta fondi per i figli.
Il pm Raffaele Incardona aveva chiesto per l'omicida la condanna all'ergastolo e invece quest'ultimo è stato condannato a vent'anni di carcere con il rito abbreviato dal giudice Massimo Vicinanza.
L'uomo, assistito dall'avvocato Giorgio Pietramala, è accusato di omicidio volontario aggravato da premeditazione, futili motivi, vincolo di parentela e minorata difesa, oltre che di minacce. Il giudice non ha riconosciuto le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi e ha stabilito una provvisionale ai figli e ai parenti costituitisi parte civile. Dopo due anni dai fatti l'avvocato ha presentato ricorso in appello contro tale sentenza.
L'avvocato di parte civile Alberto Berardi ritiene la pena inadeguata ed ha espresso perplessità sull'esclusione dell'aggravante della premeditazione perché il fascicolo evidenziava molteplici elementi capaci di provarla. Il legale si dice amareggiato per la quantificazione della pena, effetto legittimo del meccanismo processuale che è il rito abbreviato.