Data dell'accaduto: 16/01/2011
Luogo dell'accaduto: Napoli
Anni: 31
Vittima della criminalità comune
Breve storia dell'accaduto
Il giovane 31 enne caprese, Stefano Federico, viene trovato morto il 16 gennaio nell'area doganale del porto di Napoli.
Stefano era appassionato di lingue e culture orientali, lavorava alla reception dell'Hotel Vesuvio ed in precedenza era stato alle dipendenze di grandi alberghi di Capri, Parigi, Londra ed anche alberghi in Giappone. Il 16 gennaio si era recato a Napoli per una lezione di Aikido.
In un primo momento la morte del giovane viene attribuita ad un malore, i familiari della vittima non ritengono attendibile tale versione e, sostenuti dal penalista Fabio Greco, si battono per ottenere chiarezza.
Le indagini degli agenti della Frontiera marittima, attraverso l'esame delle riprese effettuate dai sistemi di videosorveglianza ed alle dichiarazioni di un operatore marittimo presente sul luogo il giorno della morte di Federico, portano all'arresto di quattro addetti alla sicurezza portuale con l'accusa di omicidio preterintenzionale aggravato.
Stando ai filmati ed alle dichiarazioni del testimone oculare, Stefano Federico si aggirava in una zona del porto interdetta ai non addetti ai lavori, forse avendo perso la direzione verso l'imbarco per Capri. Il giovane sembra non fermarsi all'alt intimatogli dai quattro agenti che lo inseguono. Le indagini accertano che il ragazzo viene immobilizzato e picchiato all'interno di un capannone.
Vitale Minopoli, 34 anni, Armando D'Avino, 29 anni, Marco Gargiulo, 34 anni e Carlo Berriola di 42 anni, restano detenuti in regime di arresti domiciliari in attesa di processo.
A distanza di un mese dall'avviso di chiusura delle indagini preliminari, i pubblici ministeri Santoni e Cimmino hanno chiesto il rinvio a giudizio dei quattro vigilantes, che si difendono spiegando che Stefano li avrebbe aggrediti con un coltellino, e che loro si sarebbero solo difesi.
L'udienza preliminare per la morte di Stefano Federico, prevista per il mese di giugno 2012, viene rimandata. Il giudice Paola Russo del Tribunale di Napoli rimette il mandato al gup Maria Vittoria Foschini del tribunale di Napoli.
In Corte d'Assise viene ascoltato, nel novembre del 2012, Marco Federico, il fratello di Stefano.
Viene presentata al vaglio della Corte d'Assise di Napoli la consulenza medica della difesa, nel processo sull'omicidio di Stefano Federico.
Secondo la consulenza del medico legale nominato dal PM, il giovane è morto per un'asfissia meccanica violenta per soffocamento, una tesi che darebbe credito all'ipotesi dell'omicidio preterintenzionale, per il quale sono sotto processo i quattro vigilantes.
Il 9 maggio del 2013 vengono condannati a otto anni di reclusione per omicidio preterintenzionale i quattro vigilantes imputati per il decesso di Stefano.
La corte di Assise di Appello di Napoli ha confermato la condanna a 8 anni stabilita in primo grado per i quattro vigilantes. Tutti ritenuti colpevoli di omicidio preterintenzionale. Il giovane fu picchiato mentre attraversava una parte del porto interdetta al pubblico da Molo Beverello a Calata di Massa per potersi imbarcare sulla nave Caremar in partenza per Capri.
I familiari hanno annunciato che procederanno anche in sede civile per il risarcimento dei danni.
Fondamentale per la ricostruzione dei fatti è stata l'indagine portata avanti all'interno della struttura portuale dal maresciallo Talotti della polizia marittima, che, visionando il video di sorveglianza, ha potuto inchiodare i vigilanti alle loro responsabilità.