Pasquale Antonio Marcone

Strage di Bellolampo

Data dell'accaduto: 19/08/1949

Luogo dell'accaduto: Passo di Rigano

Anni: 21

Vittima del dovere

Breve storia dell'accaduto

Sono le 21:30 del 19 agosto del 1949 quando in località Passo di Rigano, una piccola borgata alle porte di Palermo, il bandito Salvatore Giuliano, fa esplodere una potente mina anticarro, collocata subdolamente lungo la strada. La strage è il secondo secondo atto di un piano architettato dal bandito in tre tempi.

Il bandito Giuliano aveva organizzato tutto nei minimi dettagli e diviso l'attentato in tre momenti precisi: atto dimostrativo alla caserma di Bellolampo al fine di attirare le forze di polizia in una zona adatta all'agguato; strage della colonna sulla via del ritorno; assalto alle forze che da Palermo sarebbero accorse agli ordini del responsabile dell'Ispettorato di P.S. E degli ufficiali dell'Arma.

Nel tardo pomeriggio del 19 agosto i carabinieri, della caserma "S. Vito" (caserma Carini) ed alla caserma "Calatafimi" erano pronti per fruire di un permesso serale quando giunge la notizia dell'ennesimo attacco, con l'utilizzo di mitragliatrici e bombe a mano, da parte di circa 15 elementi della banda Giuliano alla caserma dei carabinieri dell'isolata località di Bellolampo.

A seguito dell'allarme, molti ragazzi si presentano volontariamente al punto di raccolta e senza esitazione salgono sui mezzi per portare aiuto ai colleghi, pur consci del grave pericolo a cui vanno incontro.

A Bellolampo, nonostante le difficoltà dovute all'aspra geografia e al buio, determinato dall'ora tarda, effettuano il rastrellamento insieme ad un piccolo contingente di agenti P.S. Intorno alle 21: 00 si avviano per far rientro in caserma, a Palermo.

A Passo di Rigano i banditi avevano posto una grossa mina legata con un filo di ferro, nascondendosi sul lato opposto in un folto boschetto, attendendo il rientro a Palermo dell'autocolonna.

Il rumore dei motori annuncia così agli attentatori l'arrivo dei mezzi dei carabinieri, uno strappo al filo di ferro e la mina si posiziona tra le ruote posteriori dell'ultimo autocarro al comando del tenente Milillo e del brigadiere Tobia, che sono nella cabina di guida.

Il fragoroso scoppio fa fermare l'autocolonna, i carabinieri ed i poliziotti saltano a terra dai mezzi e corrono verso il luogo dell'esplosione. L'esplosione investe l'ultimo mezzo, con a bordo 18 Carabinieri, di una colonna composta da 5 autocarri pesanti e da due autoblindo che trasportano complessivamente 60 unità del "XII Battaglione Mobile Carabinieri" di Palermo. Il mezzo viene completamente dilaniato e sette giovani Carabinieri perdono la vita.

Giovan Battista Aloe classe 1926 da Cosenza (Lago), Armando Loddo classe 1927 da Reggio Calabria, Sergio Mancini classe 1925 da Roma, Pasquale Antonio Marcone classe 1922 da Napoli, Gabriele Palandrani classe 1926 da Ascoli Piceno, Carlo Antonio Pabusa classe 1926 da Cagliari ed Ilario Russo classe 1928 da Caserta, che muore il giorno dopo all'ospedale militare di Palermo. Altri 10 carabinieri rimangono feriti, alcuni subendo gravi mutilazioni. Tra i feriti vi fu anche il 35 enne Tenente CC Ignazio MILILLO, Comandante della Tenenza suburbana di Palermo.

Al piano stragista di Giuliano manca l'ultimo atto. Difatti, alla notizia dell'attentato l'Ispettore Generale di P.S. Verdiani, il Generale dei Carabinieri Polani, il Colonnello Tuccarin, il Maggiore Jodice ed un vice Questore con due automobili si dirigono verso Passo di Rigano. Attraversata piazza Noce, nel tratto di strada che conduce a Passo di Rigano, le autovetture subiscono una aggressione da parte di un gruppo di fuorilegge appostati dietro un muro che costeggiava la strada. Una prima bomba colpisce l'autovettura dell'Ispettore Verdiani e del Generale Polani, altre bombe e raffiche di mitra colpiscono l'altro mezzo. Gli occupanti scendono fulmineamente dai mezzi e riescono così salvarsi la vita. Il bandito Giuliano compie così la più spavalda delle imprese contro i Carabinieri.

Ai funerali, svoltisi nella Cattedrale di Palermo - officiati dal Cardinale Ernesto Ruffini - partecipa una grande folla e tutte le Autorità del capoluogo regionale, nonché rappresentanti del Governo nazionale.

Il 26 agosto 1949, sette giorni dopo quest'ultima strage, per arginare la violenza della banda Giuliano, il Governo italiano soppresse l'Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia e costituisce il Comando Forze Repressione Banditismo (CFRB) e ne affida il comando al Colonnello CC Ugo Luca.

Dopo il 19 agosto 1949, dopo quest'ultima strage, l'Arma conta quasi 100 carabinieri caduti in conflitti a fuoco. In quegli anni la banda Giuliano teneva in scacco lo Stato. Esisteva in quel periodo una convergenza di interessi tra la malavita, i separatisti dell'Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia (EVIS), i grandi latifondisti e i boss mafiosi. Questa convergenza diede vita ad una vera e propria guerra contro lo Stato. Molti le azioni di guerriglia contro i Carabinieri e l'Esercito e contro le istituzioni pubbliche e politiche.

Diversi gli episodi di contrasto allo Stato:

  • 26 dicembre 1945, precedente assalto alla caserma dei carabinieri di Bellolampo; una cinquantina di banditi incappucciati attaccano l'edificio e lo occupano, dopo un violento combattimento, devastandolo e razziando armi e munizioni;
  • 29 dicembre 1945, assalto alla caserma di Grisì (PA);
  • 6 gennaio 1946, assalto alla casermetta di Pioppo (PA);
  • 8 gennaio 1946, assolto alla caserma di Borgetto (PA); sempre nel 1946, attacco a quella di Montelepre (PA), paese nativo di Giuliano, espugnata dopo ore di combattimento.
  • 1° maggio 1947, strage di Portella delle Ginestre, quando i banditi sparano su circa 1.500 contadini radunatisi per la festa del lavoro,
  • il 19 dicembre 1947, gli squadroni della morte di Giuliano piombano all'improvviso a Partinico e attaccano in forze la tenenza dei Carabinieri.

Dal 1943 al 1949 il banditismo sembrava invincibile. Gli scontri si susseguirono senza interruzioni mietendo decine di vittime tra i militi dell'Arma.

Nel 1992, a ricordo degli eroi di Bellolampo, l'Amministrazione comunale eresse, su proposta dell'Ispettore Regionale dell'Associazione Nazionale Carabinieri, Generale di C.A. dei carabinieri Ignazio MILILLO, un monumento nei pressi del luogo dell'eccidio, esattamente in via Leonardo Ruggeri.

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