Data dell'accaduto: 26/02/1992
Luogo dell'accaduto: Casapesenna
Anni: 36
Vittima della criminalità organizzata
Breve storia dell'accaduto
Pasquale Pagano, 36 anni, commerciante, e Paolo Coviello, 63 anni, pensionato, vengono uccisi il 26 febbraio 1992 a Casapesenna per uno scambio di persona, nell'ambito di una faida di camorra. I due uomini viaggiavano a bordo di una Renault Clio grigio chiaro, un'auto dello stesso tipo e dello stesso colore di quella di un affiliato al clan dei casalesi vittima designata, che nei giorni precedenti aveva tentato un agguato ai danni di un affiliato ad un clan avversario, il quale a sua volte aveva costituito un gruppo di fuoco per vendicarsi. I cinque killer uccisero Pagano e Coviello sul colpo, crivellando l'auto di proiettili.
Nel 2015 le indagini dei carabinieri, coordinati dal pm Giovanni Conzo, portano all'arresto dei responsabili, decisive le testimonianze dei boss pentiti.
Nel dicembre 2015 il Tribunale di Napoli ha condannato a 20 di carcere gli esponenti della fazione del clan che aveva architettato l'agguato e all'ergastolo l'esecutore materiale.
Le famiglie delle due vittime si costituiscono parte civile insieme al Comune di Casal di Principe.
Nel mese di marzo 2017 la Corte d'Assise d'Appello di Napoli (quarta sezione) ha condannato quattro esponenti della famiglia camorristica Venosa, legata al clan dei Casalesi, e un quinto imputato, Francesco Carannante, per l'omicidio di Paolo Coviello e Pasquale Pagano.
I quattro Venosa, l'anziano Umberto, e gli stretti parenti Salvatore, Pietropaolo e Raffaele, tutti pentiti, hanno avuto sostanziosi sconti di pena, passando dai 20 anni in primo grado a condanne tra i 13 e i 14 anni; determinanti sia le dichiarazioni autoaccusatorie rese dai Venosa alla Dda di Napoli, sia il perdono richiesto in aula ai parenti delle vittime, quando Umberto Venosa ha avvicinato l'avvocato Gianni Zara, che difendeva i cinque figli di Coviello e Pagano, ribadendo il pentimento per quanto fatto e la richiesta di perdono.
L'unico imputato non pentito, Francesco Carannante, ha avuto 20 anni di carcere, mentre in primo grado era stato condannato all'ergastolo; anche per lui ha fatto la differenza una lettera inviata alla Corte in cui ammetteva le proprie responsabilità per il delitto e chiedeva scusa.
La storia di Paolo Coviello viene proposta nel mese di febbraio 2021 agli studenti della scuola secondaria di primo grado dell'Istituto Comprensivo Calderisi di Villa di Briano (Caserta) guidato dalla dirigente Emelde Melucci. Il percorso di memoria si è svolto nella scuola in cui Coviello ha lavorato per anni, conquistandosi l'affetto di docenti e dei colleghi. Il percorso si inserisce nell'ambito del progetto "A Piccoli Passi", curato dalle docenti Marcella De Santis e Lina Ingannato, e nato dall'idea del Comitato don Peppe Diana e di Libera Caserta.
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