Data dell'accaduto: 01/12/2014
Luogo dell'accaduto: Vibonati
Anni: 39
Vittima di femminicidio
Breve storia dell'accaduto
Pierangela Gareffa, originaria del Venezuela, è sposata con Alessandro Pili, 48enne disoccupato. La donna viene ritrovata morta tra le braccia del figlio dodicenne nella sua abitazione in località Fortino, nel comune di Vibonati.
I soccorsi per la donna arrivano tardi la notte del primo dicembre intorno all'una di notte.
Pierangela è stata ferita alle ore 15.30 ed è rimasta distesa sul letto sanguinante per molte ore, mentre il marito giocava alla playstation.
La donna è stata ferita in profondità al polmone destro ed ha perso una grossa quantità di sangue.
A mezzanotte l'omicida si accorge che la moglie è grave e in preda al panico chiede aiuto ai vicini di casa, ma ormai è troppo tardi per salvarla.
Gli inquirenti hanno ritrovato l'arma usata dal marito, un coltello da cucina, dove si è consumata la tragedia dopo l'ennesima lite tra i due.
Il marito della donna, accompagnato in caserma, è stato sottoposto a un lungo interrogatorio. Inizialmente l'uomo ha dichiarato al comandante della Compagnia di Sapri, Emanuele Tamorri, che la moglie si era ferita al torace su una ringhiera mentre faceva le pulizie, ma poi l'uomo ha cambiato versione e confessato l'omicidio.
L'uxoricida è stato rinchiuso nel carcere di Sala Consilina con l'accusa di omicidio volontario.
Il figlio della coppia, che al momento del delitto si trovava in casa, è stato affidato ai nonni paterni, ai quali è molto legato.
Sofia, la mamma di Pierangela, un' anziana insegnante in pensione, ora chiede giustizia ed anche la custodia sicura per il nipote; è assistita dall'avvocato Giovanni Falci.
Il 4 dicembre 2014 alle ore 15.30 si è celebrato il funerale della donna nella chiesa di San Giovanni Battista a Sapri.
La salma di Pierangela è stata tumulata nel cimitero di Torraca, e dopo la cerimonia funebre, per le vie di Torraca si è tenuta una lunga e commossa fiaccolata in suo onore e contro la violenza sulle donne
Nel mese di febbraio 2017 l'uomo viene condannato in Cassazione a 14 anni di carcere più altri 3 in una casa di cura e custodia. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del legale confermando le condanne inflitte in primo e secondo grado.