Renata Czeniak

Renata Czeniak

Data dell'accaduto: 12/01/2019 

Luogo dell'accaduto: Serrara Fontana

Anni: 43

Vittima di femminicidio

Breve storia dell'accaduto

La relazione tra i due compagni Renata Czeniak, cittadina polacca 43enne, e il compagno, 39enne, durante il corso del 2018 si interrompe. Dopo una lunga convivenza fatta di violenza, Renata decide di denunciare il suo compagno per maltrattamenti. L'uomo nel suo paese è  conosciuto come una persona da cui stare alla larga per motivi legati all'alcool, alle droghe e perché è ritenuto un uomo violento.  Renata, con trascorsi di tossicodipendenza, è madre di un bambino da tempo affidato dai servizi sociali a una sorella.

Dopo la denuncia viene emessa la misura cautelare di divieto di avvicinamento. 

L'uomo, dopo qualche tempo, tenta nuovamente di avvicinare Renata, ma lei chiama prontamente i carabinieri e l'uomo viene arrestato e, su disposizione dell'autorità giudiziaria, viene  sottoposto agli arresti domiciliari. 

I due non si incontrano quindi per un certo periodo, finché Renata non accetta di parlare con il suo ex tramite i social. I due si rimettono insieme e tornano a vivere nella stessa casa, cosicché gli arresti domiciliari vengono revocati nel novembre 2018. Tutto sembra andare per il meglio, finché l'indole violenta del compagno non riappare con estrema forza nel gennaio 2019. 

La sera del 12 gennaio 2019, dopo una lunga giornata in cui i due compagni avevano avuto molti litigi dovuti anche al pesante consumo di alcolici e stupefacenti, l'uomo, con una spinta in pieno petto con tutta la sua forza e la sua rabbia, scaraventa Renata sul pavimento. 

Nonostante l'intervento da parte delle forze dell'ordine, allertati dal fratello e dalla mamma dell'uomo, che vivevano nello stesso appartamento della coppia, gli uomini del 118 non hanno potuto far altro che constatare il decesso della donna.

La tragedia avviene nel loro appartamento situato in Via Prima Traversa Ciglio nel piccolo comune di Serrara Fontana, sulle colline dell'isola di Ischia e alle pendici del Monte Epomeo. 

I carabinieri di Ischia del nucleo operativo e della stazione di Barano, coordinati dal capitano Angelo Pio Mitrione, intervenuti su segnalazione dei paramedici, hanno quindi condotto il trentanovenne e la sua famiglia al comando. 

L'uomo, dopo un primo tentativo di difesa, dichiara che probabilmente la donna ha accusato un malore in seguito al quale sarebbe caduta. 

Dopo circa un anno e sei mesi dall'accaduto, il 24 luglio 2020 l'uomo è stato condannato a 12 anni di reclusione dalla Corte di Assise del Tribunale di Napoli. 

La difesa ha cercato di escludere che vi sia stato un nesso tra la presunta spinta con la caduta della donna e la conseguente morte della vittima. Una tesi che non ha convinto la Corte di Assise, che ha riconosciuto, di fatto, la responsabilità dell'uomo, che ha avuto un comportamento violento nei confronti della donna polacca con la quale aveva vissuto in una situazione di costante litigio, contrapposizione e scontri che si sarebbero poi ingigantiti con delle violenze fisiche causate anche dallo stato di ebbrezza di entrambi i conviventi.

La sentenza di primo conferma quanto era stato sostenuto dal magistrato dell'accusa, il quale ha affermato che "la notte tra il 12 e il 13 gennaio 2019 l'imputato avrebbe spinto intenzionalmente la donna per farsi largo e questo ne ha provocato la caduta sul pavimento. Ricevendo una frattura all'emitorace che avrebbe poi provocato il decesso".

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