Data dell'accaduto: 15/05/2015
Luogo dell'accaduto: Napoli
Anni: 63
Vittima della criminalità comune
Breve storia dell'accaduto
Il 15 maggio del 2015, alle ore tre del pomeriggio, a far scatenare la furia omicida di un uomo, un infermiere con la passione delle armi, è il filo a cui si appendono i panni da fare asciugare, il filo tipico delle case napoletane. Un filo che corre fuori al balcone su cui si affaccia anche la casa di suo fratello Luigi e della cognata Concetta Uliano, che vengono uccisi dall'uomo con una pistola e un fucile a pompa.
In strada un ufficiale dei vigili urbani, fuori dal servizio, sente gli spari e cerca di bloccare la gente che passa per strada, temendo il peggio: è Francesco Bruner; anche lui viene colpito mortalmente. Anche Luigi Cantone, un fioraio, che passa in scooter e rallenta per vedere cosa stia accadendo, viene colpito dai proiettili esplosi da Murolo.
Tutto si svolge in un appartamento al primo piano di una palazzina che si affaccia su via Napoli Capodimonte. Inizialmente si sentono delle urla: è l'uomo che litiga con sua cognata Concetta. Dalle urla poi si odono dei colpi secchi di pistola che uccidono Concetta. L'uomo si arma poi di fucile e spara anche al fratello, che cerca invano di fermarlo. Dopo aver ucciso il fratello, ormai in una voragine folle, comincia a sparare anche verso altra gente. Sotto i suoi colpi prima cade Bruner, che abita nel palazzo a fianco e che, sentendo esplodere colpi di arma da fuoco, decide di scendere in strada: l'uomo prende la mira e lo uccide. Il tempo di ricaricare e spara nuovamente: ad essere colpito questa volta è Luigi Cantone mentre transita in strada su di uno scooter. A quel punto sopraggiunge un altro vigile, Vincenzo Cinque. Vincenzo ha da poco ha terminato il turno di servizio e sta ritornando a casa e, nella consapevolezza di una strage in atto, decide di fermarsi e fare qualcosa, per evitare che altre persone vengano colpite. L'uomo colpisce anche lui mirando al torace e alla gola. Il vigile viene subito ricoverato in condizioni gravissime all'ospedale San Giovanni Bosco, morirà dopo due mesi di agonia.
Sul posto arrivano i carabinieri della vicina caserma "Carretto" e del Radiomobile, con le volanti della Questura. L'area viene evacuata, mentre dall'alto la scena è controllata da un elicottero della polizia.
Lo stesso uomo dopo la strage telefona al 113 denunciandosi, dice di aver combinato un macello: di aver ucciso quattro persone e che vorrebbe farla finita, ma non ha più il coraggio.
Tre telefonate in quaranta minuti, intervallate da vuoti e silenzi angoscianti. La trattativa condotta dal poliziotto dell'Ufficio prevenzione generale della Questura di Napoli, alla fine, ottiene il risultato: l'uomo si arrende. Il poliziotto al telefono lo convince ad uscire senza maglietta e con le mani alzate affinché i poliziotti fuori possano chiaramente capire che non è più armato, evitando così un'altra tragedia. Ad attenderlo fuori più di cinquecento persone pronte a linciarlo, eventualità evitata grazie all'imponente servizio d'ordine messo in campo da Polizia e Carabinieri.
Il bilancio è tragico. Per fortuna sono scampati alla tragedia i figli di Concetta Uliano: uno era fuori perché si trovava a scuola e l'altro era riuscito a scappare, appena sentiti i colpi.
Al capitano Bruner e a Vincenzo Cinque saranno conferite medaglie alla memoria.
Il 15 marzo 2016 l'uomo, l'autore della ''strage di Secondigliano'', muore in cella, nel carcere di Poggioreale dove era recluso, in seguito ad una grave crisi cardio-respiratoria. Un anno prima aveva tentato il suicidio.
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