Data dell'accaduto: 23.12.1984
Luogo dell'accaduto: Vernio/San Benedetto Val di Sambro
Età: 50
Vittima innocente di terrorismo/mafia
Breve storia dell'accaduto
La sera del 23 dicembre 1984 un ordigno esplode sul Treno Rapido 904, nella Grande Galleria dell'Appenino, situata nei pressi delle località di Vernio e di San Benedetto Val di Sambro. Muoiono sedici persone, i feriti saranno duecentosessantasette. Il treno era partito da Napoli con direzione Milano, carico di viaggiatori di rientro per le imminenti festività. I nomi delle vittime sono: Giovanbattista Altobelli (51), Anna Maria Brandi (26), Angela Calvanese in De Simone (33), Anna De Simone (9), Giovanni De Simone (4), Nicola De Simone (40), Susanna Cavalli (22), Lucia Cerrato (66), Pier Francesco Leoni (23), Luisella Matarazzo (25), Carmine Moccia (30), Valeria Moratello (22), Maria Luigia Morini (45), Federica Taglialatela (12), Abramo Vastarella (29) e Gioacchino Taglialatela (50, successivamente).
Per le modalità organizzative ed esecutive, nonché in relazione ai personaggi coinvolti, l'attentato è stato indicato dalla Commissione Parlamentare sul Terrorismo come il punto di collegamento tra gli anni di piombo e l'epoca del terrorismo di matrice mafiosa.
Il treno viene fatto esplodere alle 19.08, la detonazione è prodotta da una carica di esplosivo radiocomandata e posta su una griglia portabagagli lungo il corridoio della 9ª carrozza di II classe. L'ordigno era stato collocato sul treno durante la sosta presso la Stazione di Firenze.
Nel marzo 1985 vengono arrestati a Roma, per traffico di stupefacenti, Guido Cercola e il mafioso Giuseppe Calò. Le successive perquisizioni nel covo romano dei due mettono in luce la presenza di materiale esplosivo ed elettronico compatibile con quello utilizzato per l'attentato.
Nel gennaio del 1986 il pm Pierluigi Vigna imputa formalmente la strage a Calò e a Cercola. Emerge poi un rapporto tra quest'ultimo e Friederich Schaudinn, terrorista tedesco che sarebbe stato incaricato di produrre alcuni dispositivi elettronici per attentati esplosivi.
Nel maxiprocesso dell' 8 novembre 1985, di fronte al giudice istruttore Giovanni Falcone emergono i legami intrecciati da Calò fra mafia, camorra, gli ambienti del terrorismo neofascista, la Loggia P2 fino ad arrivare alla Banda della Magliana.
Il 25 febbraio 1989, la Corte di Assise di Firenze stabilisce la pena dell'ergastolo per Calò, Cercola e per una serie di personaggi legati ai due (Alfonso Galeota, Giulio Pirozzi e Giuseppe Misso). Ventotto anni verranno inoltre comminati a Franco Di Agostino e venticinque a Schaudinn. Il processo di secondo grado conferma l'ergastolo per Calò e Cercola, eleva all'ergastolo anche la pena comminata a Di Agostino, decreta 22 anni per Schaudinn, accusato di banda armata, e assolve dal reato di strage, ma non da quello di detenzione illegale di esplosivo, gli altri soggetti coinvolti.
Il 5 marzo 1991 la prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Corrado Carnevale, annulla la sentenza di Appello.
Il 14 marzo 1992, la Corte d'Assise di Firenze conferma tuttavia gli ergastoli per Calò e Cercola, condanna Di Agostino a 24 anni e Schaudinn a 22. Misso vede la propria condanna ridotta a soli tre anni per detenzione di esplosivo e Galeota e Pirozzi saranno condannati a un anno e sei mesi. Per tutti e tre viene confermata la precedente assoluzione dal reato di strage. La quinta sezione penale della Cassazione, il 24 novembre 1992, conferma queste sentenze e riconosce la "matrice terroristico-mafiosa" dell'attentato.
Il 18 febbraio 1994 la Corte di Assise di Appello di Firenze conclude il giudizio anche per il parlamentare del M.S.I. Massimo Abbatangelo, la cui posizione era stata intanto stralciata dal processo principale. Abbatangelo viene condannato a sei anni unicamente per possesso di esplosivo.
Il 27 aprile 2011 la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli emette una ordinanza di custodia cautelare a carico del boss mafioso Riina, accusato di essere il mandante della strage. Nel maggio 2013 la procura di Firenze chiede il rinvio a giudizio per Totò Riina quale "mandante, determinatore e istigatore della strage", inquadrando l'attentato nell'ambito di quella strategia che cercava di distogliere l'attenzione dello Stato dalle attività di Cosa Nostra in Sicilia.
Il 13 maggio 2014 il Tribunale di Firenze fissa la data dell'udienza preliminare ai danni del boss di cosa Nostra Totò Riina, accusato di essere il mandante della strage del treno 904.
Il nome di Riina è emerso nel 2010 dalle testimonianze di alcuni pentiti. Secondo le indagini la tecnica usata in questa strage è la stessa che verrà usata nelle successive stragi degli anni 90.
Il 25 novembre 2014 si avvia il processo nei confronti del boss di Cosa Nostra Totò Riina, ritenuto il mandante della strage del rapido 904.
Alcuni familiari appartenenti all'associazione delle vittime e dei feriti della strage del Rapido 904 si sono costituiti parte civile nel processo. L'associazione "Libera" è stata ammessa come parte civile. Ad aprile 2015, il capo dei capi di Cosa Nostra, Totò Riina, viene assolto da quest'accusa. Trent'anni dopo l'attentato, per la giustizia i colpevoli restano 'solo' i mafiosi Pippo Calò, Guido Cercola e Francesco Di Agostino, e un artificiere tedesco, Friedrich Schaudinn, tutti già condannati.
Per la strage del Rapido 904 sarà necessario un nuovo processo d'appello. In questo processo l'unico imputato è Totò Riina, assolto in primo grado, sentenza avverso la quale la pm Angela Pietroiusti aveva deciso di ricorrere in appello. Il processo in questione viene rinviato a data da destinarsi in forza dell'imminente pensionamento del presidente della corte Salvatore Giardina.
Dovranno essere risentiti tutti i testimoni ascoltati in primo grado e sei boss.
Secondo quanto spiegato dalla Corte, il rinvio a data da destinarsi è stato disposto in virtù delle recenti modifiche apportate all'articolo 603 del codice di procedura penale - riforma Orlando - che impongono al giudice, nel caso di appello del pubblico ministero contro una sentenza di proscioglimento, di disporre la riapertura completa dell'istruttoria. Riina si era predisposto a seguire l'udienza in barella, in videoconferenza dal carcere di Parma dove si trovava detenuto. Accanto a lui, in collegamento dal penitenziario, anche il suo legale Luca Cianferoni. Intanto, Riina muore il 17 novembre 2017.
Il 18 dicembre 2014 alla vigilia del trentennale della strage, la giornalista Giuliana Covella ha presentato il libro- inchiesta intitolato "Rapido 904, la strage dimenticata".
In occasione del trentennale della strage, numerosissime le iniziativa in memoria delle vittime della strage.
Nella Stazione di Bologna è stata allestita una mostra di immagini della tragedia mentre in Piazza Nettuno, è stato posto un totem commemorativo con la foto simbolo della strage di Natale, una bambola trovata tra i detriti nella grande galleria. La mostra è stata curata dall'associazione Piantiamo la memoria ed è stata promossa dall'Unione fotografi organizzati, insieme a Libera e Rete degli archivi per non dimenticare.
L'attentato al Rapido 904 è raccontato nel libro di Raffaele Sardo "Al di là della notte", edito da Pironti nel 2010. La strage è anche ricordata nel "Dizionario enciclopedico delle Mafie in Italia", pubblicato da Castelvecchi nel 2013.
A seguito della Strage di Natale, nel 1985, è stata costituita l'Associazione tra i familiari delle vittime della Strage del Treno Rapido 904, attualmente presieduta da Rosaria Manzo, vicepresidente della Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania.