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Mario Paciolla

Mario Paciolla

Data dell'accaduto: 15/07/2022

Luogo dell'accaduto: San Vicente del Caguan

Anni: 33

Breve storia dell'accaduto

Mario Paciolla, giovane attivista napoletano, viene trovato impiccato nella sua abitazione il 15 Luglio del 2020 a San Vicente del Caguan (Colombia). Laureato in Scienze politiche all'Orientale di Napoli, militante attivista e giornalista, Mario lavora da anni all'estero. Dal 2018, all'interno della Missione Onu in Colombia, si occupa di un programma di reinserimento sociale per ex-guerriglieri e con il suo lavoro di monitoraggio sul campo contribuisce alla stesura dei report della Missione. In quel periodo ruota tutto attorno al processo di pace e agli accordi firmati a fine 2016 dal governo e dalle Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia). Le dinamiche seguite a quella firma e alla consegna delle armi, secondo Mario, sono il cuore della questione. Mario difatti aiuta i giornalisti a capire meglio il contesto sudamericano e la sofferenza di migliaia di persone, le prime vittime del narcotraffico.

Il livello di corruzione in Colombia è altissimo. Il Rio Naya porta verso il Pacifico migliaia di tonnellate di cocaina. La coca, coltivata e raffinata nelle montagne, costituisce la sola possibilità di sopravvivenza per buona parte della popolazione che vende a prezzi irrisori la pasta di coca ai gruppi guerriglieri che raffinano e rivendono a cifre importanti. Alcuni leader sociali, dopo gli accordi di pace, sostengono la necessità di smettere di coltivare coca e di cambiare le coltivazioni. Firmato l'accordo di pace che contempla il disarmo dei gruppi guerriglieri ed anche la trasformazione delle coltivazioni da illecite a lecite, le divisioni in Colombia non sono scomparse ma si sono inasprite nello scontro tra i candidati alle elezioni del 2018: da una parte Ivan Duque Márquez che voleva rivedere gli accordi, dall'altra Gustavo Francisco Petro Urrego, favorevole alla pace con i gruppi rivoluzionari. Il popolo si schiera con Duque, eleggendolo presidente. Dopo un breve periodo in cui i conflitti interni diminuiscono – senza cessare mai del tutto – tornano i massacri. Benché gli accordi del 2016 avessero garantito il disarmo di migliaia di guerriglieri, la politica conservatrice promossa dal presidente Duque riapre i conflitti con alcune sezioni delle Farc. La trasformazioni delle coltivazioni aggrava la condizione di povertà in cui già viveva la popolazione perché con l'utilizzo del glifosato, diserbante considerato "probabilmente cancerogeno" dall'Organizzazione mondiale della sanità, vengono distrutte foreste e coltivazioni legali, lasciando così migliaia di persone in gran parte nel Sud del Paese senza possibilità di lavoro.

All'interno di queste dispute tra narcotrafficanti, forze rivoluzionarie e governo, si inserisce il bombardamento dell'esercito, avvenuto il 29 agosto del 2019, all'accampamento di Rogelio Bolívar Córdova, comandante di una cellula di dissidenti delle Farc che non aveva accettato il disarmo. Mario Paciolla,  incaricato dall'Onu a verificare le circostanze del bombardamento, scopre che tra le vittime dell'azione sette avevano meno di 17 anni. Alcune notizie riservate sul bombardamento, raccolte dal senatore dell'opposizione Roy Barreras, portano alle dimissioni del ministro della difesa Guillermo Botero, accusato di aver omesso la presenza di minori tra le vittime. Una fuga di notizie che evidenziano una spaccatura all'interno dell'Onu: sarebbe stato il responsabile Onu regionale, Raul Rosende, a informare il senatore Barreras sulle conclusioni di verifica. La fuga di notizie arrivata a Barreras non fu concertata con Ruiz Massieu, capo di tutte le Missioni di verifica dell'Onu in Colombia, a causa della sua presunta vicinanza con il governo di Duque. Ne è conseguita una divisione interna nella Missione: una parte festeggiava la caduta del ministro e un'altra, invece, era preoccupata per possibili ritorsioni da parte delle Forze Armate. Tra questi c'era Mario.

A novembre 2019, mentre è in vacanza a Napoli, Mario chiede di cancellare i suoi pezzi da vari siti web di cultura in Francia ed in Italia, elima le foto personali e quelle della famiglia dalle suoi profili social, cambia le password e chiede ad un amico di realizzare il backup di tutte le informazioni sul suo computer personale e a suo padre, Giuseppe Paciolla, di separare la connessione internet di casa sua da quella dei suoi familiari, che fino a quel momento condividevano.

Paciolla si sente in pericolo, tradito e indignato con i suoi superiori, informa le persone a lui più strette che ha richiesto il trasferimento in un'altra sede della Missione dopo aver saputo che, per decisione di Raúl Rosende, direttore dell'area Verifica dell'organismo, sezioni dei suoi report erano finiti nelle mani del senatore del partito della U (Partido Social de Unidad Nacional) Roy Barreras, le cui accuse nella seconda mozione di sfiducia contro Botero, hanno obbligato il ministro a dimettersi.

La mattina della sua morte, un'amica e collega di Mario non lo vede arrivare in ufficio e va a cercarlo a casa dove lo trova senza vita. Nel referto si legge "legato con un lenzuolo che girava quattro volte attorno al suo collo e terminava con un nodo", mentre sui polsi "erano presenti numerosi tagli di differente profondità con sezionamento dei tendini".

Secondo i medici colombiani non è stato ucciso ma si è suicidato. La tesi del suicidio, sostenuta dalle autorità sudamericane, viene esclusa sin da subito dalla famiglia e non convince la Procura di Roma, che apre un fascicolo con l'ipotesi di omicidio.

Cinque giorni dopo Mario sarebbe dovuto tornare in Italia e il giorno prima di morire aveva già comprato il biglietto. La famiglia conferma che Mario era preoccupato per strani comportamenti di alcune persone intorno a lui che lo facevano sentire minacciato e proprio per questo stava rientrando in Italia. In Italia è stata effettuata una seconda autopsia ed eseguita una tac sulle ferite trovate sul corpo di Mario. I medici italiani hanno rilevato che la ferita riscontrata sul collo di Mario non sarebbe compatibile con l'impiccagione e non avrebbe potuto procurare la morte. Neppure questa seconda autopsia, tuttavia, ha dato una risposta definitiva.

Ad oggi sono aperte due inchieste, una della Procura di Roma, l'altra dell'Autorità Giudiziaria di Bogotà. I suoi genitori, Anna e Giuseppe, assistiti dalla legale Alessandra Ballerini, chiedono di far luce su quanto accaduto, per avere verità e giustizia.

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