Data dell'accaduto: 6/09/2006
Luogo di morte: Mondragone (CE)
Anni: 62
Vittima di reato intenzionale violento
Breve storia dell'accaduto
Mancavano solo un paio di mesi e Michele sarebbe andato in pensione dopo una vita di lavoro, compreso quello di metronotte svolto nell'ultimo periodo. Michele era sposato e padre di quattro figli, amava fare il contadino ma le esigenze economiche lo avevano portato a lavorare nella cooperativa "Lavoro e Giustizia". Nelle prime ore del mattino del 6 settembre 2006 Michele è stato ucciso, sparato e il suo corpo dato alle fiamme. Viene ritrovato dopo una settimana nella sua Fiat 600, poco distante dal ripetitore della Vodafone che aveva il compito di sorvegliare.
In quel periodo i clan della camorra avevano scoperto il redditizio furto delle apparecchiature telefoniche. I componenti dei ripetitori sono attrezzature costose e i proprietari sono disposti a pagare somme ingenti per riaverle. È possibile che Michele si sia proprio opposto ad un furto di questo tipo, pagando il suo senso del dovere con la vita. Il metronotte è stato ucciso a colpi di pistola e il suo corpo bruciato nelle campagne di Mondragone.
Tra Casapesenna e Cancello Arnone un bene confiscato è dedicato alla memoria di Michele Landa. Nella terra ci lavorano i ragazzi de "La Buona Terra".
Nel 2018 la figlia di Michele Landa, Angelina Landa, assume la rappresentanza dei familiari delle vittime innocenti della criminalità organizzata per la provincia di Caserta.
La storia di Michele Landa è raccontata nel libro di Sergio Nazzaro "Io, per fortuna c'ho la Camorra", edito da Fazi nel 2007. La vicenda di Michele è anche ricordata nel "Dizionario Enciclopedico delle Mafie in Italia", apparso per Castelvecchi nel 2013. La storia di Michele è inoltre raccontata da Giulio Cavalli in "Mio padre in una scatola di scarpe", edito da Rizzoli, presentato a Trame - festival dei libri sulle mafie nel mese di giugno 2016.