Pietro Verde

Strage di Trentola Ducenta

Data dell'accaduto: 12/07/2015

Luogo dell'accaduto: Trentola Ducenta

Anni: 31

Vittima della criminalità comune

Breve storia dell'accaduto

Un agente di Polizia Penitenziaria, Luciano Pezzella, ha scaricato l'intero caricatore della sua pistola di ordinanza contro i vicini di casa (commercianti di frutta) e contro un loro cliente.

Quattro le vittime: Michele Verde, Vincenza Caiazza, il figlio di questi Pietro Verde e Francesco Pinestro di San Marcellino, arrivato in gravissime condizioni in ospedale e morto poco dopo.

Dopo la strage il responsabile si è costituito presso la stazione dei carabinieri di Aversa. I militari del Norm di Aversa, guidati dal capitano Daniele Girgenti, e del comando provinciale di Caserta, diretti dal colonnello Giancarlo Scafuri, avevano già chiara la situazione e tutti i sospetti erano già confluiti su di lui, interrogato dai carabinieri e poi dal pm che seguiva il caso, Ilaria Corda della Procura di Napoli Nord.

Luciano Pezzella non tollerava i rumori provenienti dal palazzo di fronte al suo, dove Michele Verde viveva con la sua famiglia e aveva allestito anche un deposito di contenitori per prodotti ortofrutticoli. Per caricare quelle cassette i camion arrivavano in via Carducci tutte le mattine all'alba, per scaricare la frutta e la verdura e recarsi poi in campagna e sistemare dentro quelle cassette i prodotti della terra, prima di andare al mercato.

Quel continuo trafficare e  l'andirivieni dei camion nel viale infastidivano molto Pezzella. L'agente di Polizia Penitenziaria più volte aveva minacciato di ricorrere alla pistola. Minacce che nessuno aveva mai preso sul serio. Era considerato da tutti una persona irascibile ma non violenta.

Ma quella mattina il poliziotto ha perso il controllo e, preso da una furia omicida, prima ha rivolto i colpi della sua pistola ad un cliente della famiglia, Francesco Pinestro, arrivato a bordo di un camion a diesel rumorosissimo, sparandogli mentre era alla guida, e poi si è diretto verso la casa dei Verde. Michele Verde era nell'androne del portone intento a spostare le cassette quando si è trovato di fronte Pezzella, che gli ha sparato senza esitazione. Pezzella a questo punto non si è fermato, ha preso le scale del palazzo e ha fatto di nuovo fuoco: prima contro Enza, la moglie di Verde, e poi contro il primogenito Pietro, che viveva con la fidanzata nell'appartamento attiguo a quello della famiglia. I cadaveri sono stati ritrovati l'uno accanto all'altro sul ballatoio. Salvi per miracolo la fidanzata di Pietro, rimasta in casa per insistenza del fidanzato, e l'altro figlio della famiglia Verde, a quell'ora già fuori casa per lavoro.

Quest'ultimo figlio sopravvissuto è rimasto solo con l'altro fratello Gennaro (residente a Milano),  che di lì a qualche giorno avrebbe dovuto sposarsi con una sua coetanea. Le nozze si sarebbero svolte a Milano e difatti la famiglia Verde stava organizzando la partenza per poter partecipare al matrimonio del figlio. Il matrimonio ovviamente è stato annullato. Gennaro è stato avvisato dai carabinieri e si è messo subito in viaggio per tornare a casa.

Pinestro invece lascia una compagna di origine rumena con la quale conviveva e dalla quale aveva avuto una bambina da poco.

Nel mese di maggio 2016 il pm del Tribunale di Napoli Nord Ilaria Corda ha chiesto l'ergastolo per il responsabile della strage. Il processo si è svolto con rito abbreviato dinanzi al giudice Daniele Grunieri. In aula presenti gli altri due figli dei coniugi Verde e la fidanzata di Pietro, Antonella, di 24 anni, presente anche lei, dicevamo, il giorno della strage, ma scampata alla follia del criminale.  

L'avvocato della famiglia Verde, Mario Griffo, si è associato alla richiesta del pm chiedendo inoltre una maxi-provvisionale di un milione di euro.

Il Gup del Tribunale di Napoli Nord ha condannato all'ergastolo Luciano Pezzella, accogliendo la richiesta di pena avanzata dal pm Ilaria Corda, cui si erano associati anche i legali delle parti civili Mario Griffo e Nicola Graziano. Il giudice ha riconosciuto provvisionali di 25mila euro ad ogni parte costituitasi rinviando al giudizio civile per i risarcimenti.

La pena all'ergastolo per Luciano Pezzella è stata confermata nel mese di novembre 2017 dalla Corte d'Assise d'Appello.

Nell'agosto del 2019 la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza pronunciata in Appello e respinto il ricorso presentato dai legali di Pezzella, che tra i motivi impugnati della sentenza avevano lamentato proprio la scarsa capacità di intendere e volere del loro assistito.

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